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comincerei...

....con una delle passioni che hanno messo in moto ( e per davvero!) la mia vita: i rallyes… cosa devo dirvi? quando ci ripenso mi sembra che appartengano ad un’altra vita di un’altra persona, da come tutto è cambiato attorno a me e, credo, dentro di me…

Ho cominciato nel 69 -70, forse, andando a vedere con gli amici di scuola quel che c’era vicino a noi nelle vallate tra l’emilia e la liguria in val trebbia e val d’aveto, ho un ricordo di nottate passate su una massicciata da cui si apriva quasi 1 km si strada a battere i piedi dal freddo, nonostante il fuoco e il vino… era la panoramica di ottone, temutissimo controllo tirato (!) del rally d’italia, ricordo ancora il passaggio veloce ma attento (causa strabalzoni sull’aveto da morir di fame prima di toccare il fondo) di Lampinen con l’ HF, esser lì alle 3 di notte ci sembrava un’avventura da grandi uomini vissuti ed invece eravamo 4 ragazzetti con la 500 comprata da mio papà che sapevano ancora meno di quel che sanno i 18enni di oggi (ma questo lo dico solo adesso che non conta più….la nostra fierezza di giovani lupacchiotti che esploravano il mondo la intuisco e temo di rivederla ora nel luccichio degli occhi dei miei figli quando gli racconto un po’ di queste storie, e tremo..)

da ventenni abbiam girato mezza italia a vedere tutte le gare che si poteva, ( e ancora non so capacitarmi di esser sempre tornato a casa in un pezzo solo, o forse è la prova provata che ciascuno ha davvero un angelo custode), nel gennaio ‘72 eravamo anche in mezzo alle alpi francesi,sempre con almeno 10 gradi sotto, a gelarci il culo precisamente sul Col de Corobin, quando Munari, cioè Dio con il volante in mano sceso fra noi mortali, umiliava l’armada delle berlinette bleu, le Alpine Renault A 110, rifilando alla più veloce mi pare una dozzina di secondi e piazzandosi in testa al Monte che poi vincerà.

E chi ci teneva più?...il bar Aurum di Piacenza (vero luogo di culto per i galletti piacentini appassionati, e chi non lo era in quegli anni, e per quanto mi riguarda surrogato di casa, scuola e chiesa, ombelico del mio mondo e dei miei primi amorazzi, che qualche anno dopo Carlo Cavicchi renderà immortale usandolo per aprire uno dei suoi migliori pezzi sul Valli Piacentine), vedeva tutte le sere una partenza con direzione le speciali di casa, quasi sempre di terra, ricordo la Cà del Diavolo, Prato Ottesola, la Travo Pecorara (38 km di sterrato !), inutile dire oggi tutte scomparse, poi in asfalto il Passo del Cerro, record tuttora imbattuto 12’40’’ Bebè Darniche Lancia Stratos Chardonnet forse nel 79

Da lì è cominciato tutto nel 74 con una 127 gr 1, facendo il navigatore del mio amico ninetto (finito in qualche fastidio 20 anni dopo quando la magistratura e la finanza con “magistrali operazioni” scoprirono quello che nel giro anche i bambini sapevano e cioè il grande affare delle sponsorizzazioni 10 o anche 20 a 1, inchiestina che mise in guai grossi alcuni big dell’ambiente), dopo 3 gare passammo al gr 2 con una preparazione che costò nel 1974 LIRE ITALIANE 84.000 pari a collettore e albero a camme arquati, carburatore doppio corpo ex 124 1400 sport, montaggio e lavorazione della testa da pierino biselli, oltre a LIRE 72.000 di coppia conica corta e montaggio, aggiungi assetto fatto in casa, roll-bar etc etc esi potrebbe finire a forse 500.000 esagerando. macchinetta fatta su in casa ma che ci fece vincere 4 volte la classe 1000 gr 2 e il campionato di classe emiliano romagnolo. (prova a pensare a oggi una 106 gr a…)

un annetto ancora con qualche pilota piacentino e poi finisco a correre con il cavicchi allora redattore di autosprint prima con un’HF 1600 gr 3, poi gr 4, poi porsche gr 3 e 4, poi stratos, ma davvero te le dico alla rinfusa xchè fatico a metterle in fila, andiamo a correre il mondiale in canada nel 78 con una 127 gr 2 ufficiale alitalia, l’europeo a Madera con il porsche gr. 4, nel mentre mi facevo qualche gara del trofeo A 112…insomma dal ‘78 all’84 praticamente si corre una domenica sì e una no soprattutto l’italiano rally nazionali con quello che diventerà mio fratello di rallyes e non solo pietro mirri con le ritmo gr 2 semiufficiali del river team e poi con la 131 e poi con il porsche turbo della Rennsport e la ferrari 308 gtb di Michelotto, e ancora con cavicchi con la 037 alcune gare di italiano internazionale, con Carello in grecia con la 131 Tre Gazzelle R6 e boh ormai son tutte mischiate insieme…..un’altra vita ti dicevo.

Ricordo questa cosa che la dice lunga su quanto quando sei in quel modo lì perdi il senso della realtà: fine stagione 80?, 81?...giù di lì, Rally di Monza, stavolta valido per il campionato che ci giocavamo con le kadett gte gr 2 con la nostra ritmo, insomma siamo già in autodromo e il tempo è incerto e noi, che eravamo miracolosamente in testa al campionato, non potevamo assolutamente lasciare nulla al caso, nulla…per cui assetti da asciutto e da bagnato, assistenza prima e dopo la prova anche con il meccanico nascosto nel cespuglio dove non si poteva e gomme gomme, già le gomme…un vero incubo, ricordo che eravamo fuori di testa letteralmente tesi come corde di violino incazzati come puma perché avevamo solo 80, ottanta hai letto bene, gomme cerchiate!! Ecco, li a mente fredda mi son reso conto che era diventata una vera pazzia priva di senso e mi è venuta un po’ di nausea

Davvero non rimpiango nulla di quegli anni, abbiamo tribolato, abbiamo vinto e abbiamo perso, abbiamo imparato e abbiamo conosciuto, forse abbiamo anche gettato tempo risorse e qualche soldo in cose totalmente inutili, ma penso che ho avuto il privilegio, che gli dei non dispensano a tutti i mortali, di vivere molte vite, penso almeno 3 o forse 4, perchè sia i miei amatissimi rallyes che le mie amatissime moto il loro tributo lo hanno chiesto e bello pesante, poi penso ad attilio bettega, ad angelo garzoglio a sergio cresto e toivonen…. e mi dico che io sono un fortunato, loro hanno pagato troppo, troppo davvero, nulla, nessuna fama vale quel prezzo.

vabbè, è tardino, mi piacerebbe parlare e ragionare di queste e di altre cose con la calma e la giusta malinconia che si riserva al ricordo degli anni della giovinezza, ma in mezzo a tanti ricordi di un’altra vita, di un altro tempo, sono però assolutamente sicuro che nessuna delle migliaia di emozioni nelle migliaia di curve di tante gare con tanti amici vale quella di una giornata con i miei figli, e di questo sono grato al cielo e alla loro madre.